Questa sera vado in giro per mercatini… Mio figlio dorme a scuola. Non per punizione. Anzi. Starà a scuola con la sua classe ed il suo professore di inglese (se è pazzo o santo ancora non l’ho capito!), a giocare, cantare e forse dormire. Qui a Vienna è abbastanza consueto trascorrere almeno una notte a scuola durante l’anno scolastico. Spesso iniziano già all’asilo. E non è un trauma. Mio figlio ha iniziato alle scuole elementari. Le prime volte era un po’ titubante. Adesso, a 10 anni, è solo elettrizzato. Il programma della nottata è divertente: una pizza a metà con un compagno, canzoni di Natale, lo scambio di regalini, un film divertente in lingua inglese e poi tutti a dormire (chissà…) in palestra, ognuno nel suo sacco a pelo. La mattina dopo colazione con i Krapfen, o con pane nero e salame, e poi gita al museo e ai mercatini. Diciamocelo: una figata! Credo che ognuno di noi si sarebbe divertito un sacco a trascorrere una notte a scuola!
Alle scuole elementari, quando si organizza questa avventura, spesso c’è un tema: ad esempio la notte della scienza. Quando l’ha fatta mio figlio hanno fatto qualche esperimento (la scuola è ancora lì, quindi tutto bene), hanno mangiato qualche dolciume generalmente vietato, e poi sono crollati. Il telefono era vietato. Così come è vietato nelle gite scolastiche. Anche quelle iniziano presto: in genere tre giorni in terza elementare e una settimana in quarta. Spesso all’estero. E noi mamme italiane viviamo questo, spesso, come una forzatura. Quasi una violenza. Una settimana senza sentire i nostri bambini? Ebbene, da mamma italiana, mediamente ansiosa, ve lo assicuro: si sopravvive. E nemmeno tanto male!
Adesso, al Gymnasium, il telefono gli studenti lo possono portare per la notte. Per giocare, scambiare qualche messaggio, ascoltare un po’ di musica. Ed eventualmente chiamare. Ma sono certa che nessuno chiamerà casa, o la mamma o il papà. Il motivo per il quale vietano il telefono nelle gite è evitare la tristezza che inevitabilmente deriva dal sentire la voce dei genitori. La sera, quando un senso di nostalgia pervade un po’ tutti, la telefonata a casa provoca spesso il pianto di molti bambini. E quindi, onde evitare questo momento ‘blues’, si evita la telefonata. I bambini stanno tra di loro, giocano, scherzano, e non pensano (o poco) alla nostalgia. In genere la maestra tiene il contatto con i genitori, informando del buon proseguimento della gita.
Dicono che serve a rendere più autonomi i bambini, più sicuri, più indipendenti. E quando li vedi, tornare a casa felici, soddisfatti e orgogliosi di aver superato le loro normali piccole paure, ti senti fiera di avergli fatto fare quell’esperienza. Contenta di non aver ceduto all’ansia e alla preocupazione e di aver atteso, stoicamente, il messaggio della maestra senza stressarla.
Questo per le elementari. Ma sotto sotto credo che anche i bambini di dieci anni preferiscano evitare quel momento ‘casalingo’. Che potrebbe anche creare imbarazzo. E quindi niente. So che il telefono non squillerà. E va bene così!